Il successo del Social Web
Il Social Media è sicuramente una delle tendenze più esplosive della rete: più della metà (negli Stati Uniti) delle visite è dovuto a contenuti generati dagli utenti, il famoso Social Web. Solo due esempi: Facebook, su cui viene speso più tempo che su Google, Yahoo! e AOL combinati, e Twitter, che vanta 100 milioni di utenti attivi su base mensile.
Aspetta! Ci stiamo isolando!
Grazie ai siti di social media le persone si connettono tra loro, creando contenuti che condividono: discussioni, bookmark, video, immagini, microblogging, post dai topic più disparati. Tuttavia c’è un problema di isolamento: i social media site sono delle community chiuse, non comunicanti tra loro. Gli utenti di un social network creano un’isola di contenuti non relazionata con quelle di altri siti: sarebbe bello poter avere interazione, in modo che gli utenti possano muoversi da un servizio ad un altro portando con sé i relativi dati di pertinenza.
Il Web Semantico
Se da un lato abbiamo l’esplosione del Social Web, con la sua valanga di contenuti generata quotidianamente, dall’altro abbiamo un movimento chiamato Semantic Web. Cos’è? In poche parole: quando una persona visita si rende conto immediatamente di diversi fatti: “CoseNonJaviste è un blog che parla di tecnologia“, “Gli autori di CoseNonJaviste sono dei professionisti che lavorano a Sesto Fiorentino“, “Sesto Fiorentino è una città in Italia“; non solo: questi fatti sono tra loro collegati e navigabili. Per un computer invece estrarre e collegare queste informazioni è tutt’altro che banale.
Il Semantic Web si propone di fare proprio questo: arricchire la pagine di fatti che possono collegare tra loro diversi siti web in modo che i computer possano usare queste informazioni per aiutarci a reperire conoscenza strutturata, che non ha cioè bisogno di essere aggregata dal fruitore. Ci sono già diversi Semantic Search Engine disponibili: vi segnalo quello che ho provato in prima persona, ovvero Exalead.
L’uomo non separi ciò che il Web unisce
Le due tendenze di cui abbiamo parlato stanno naturalmente convergendo nel Social Semantic Web. Perchè? Perché come in ogni matrimonio che si rispetti c’è un vantaggio reciproco: il Web semantico può descrivere le persone, i content object e le loro connessioni e integrarli cosicché i social site possano interoperare, i social site possono a loro volta essere fonte di dati per il web semantico, che ha tra i suoi problemi quello dell’uovo e della gallina (senza dati l’applicazione fantastica non funziona, senza la killer app i dati non servono). In più gli operosi eserciti del social web potrebbero adoperarsi per connettere volontariamente le cose assieme, fornendo quel lavoro che si rende necessario per rendere le macchine in grado di capire il web.
Cosa c’è oggi…
Il web semantico sta già infiltrando il Social web: i nomi più grandi si sono mossi, Facebook con il suo Open Graph Protocol e Twitter con le ; inoltre ci sono nuovi servizi che operano in questo senso, come BottleNose.
…e cosa ci porterà il futuro
Il Web 2.0 ha rivoluzionato il nostro modo di usare e pensare la rete: gli utenti, da fruitori passivi, diventano creatori collaborativi di contenuti, il web diventa più aperto, condiviso, sociale e democratico, ma allo stesso tempo meno interoperativo e più caotico.
Il Web 3.0 potrebbe portarci tutti i vantaggi del Web 2.0, ma con in più integrazione di contenuti, motori di ricerca evoluti etc: insomma avremo una rete che è in grado di interpretare se stessa e senza ridondanza di informazione: se ciò non dovesse condurre a Skynet c’è da pensare che l’uomo avrà creato il più fantastico repository di conoscenza mai visto!
Come si suole dire, “Chi vivrà vedrà!”, nel frattempo possiamo ingannare il tempo leggendo l’ottimo libro per saperne di più.